lunedì 16 luglio 2007
GLI ATTACCHINI
Si dice "attacchino" colui che attacca i manifesti sui muri della città.
E' successo che gli amici di Albero abbiano sentito il bisogno di esternare la loro rabbia (rabbia condivisa anche da tanta altra gente) contro questa incomprensibile tragedia che ha travolto tutto e tutti.
Penna alla mano hanno stilato un documento in memoria di Alberto dal titolo "il giorno in cui la notte scese due volte" (quello che segue in copia) e, in piena autonomia ne hanno fatto copie e stampato manifesti, hanno pagato l'affissione e hanno distribuito il loro messaggio in giro per il paese.
Di più, sono comparsi dei lenzuoli di denuncia dalle finestre delle case sulla piazza di Terra del Sole.
Circola la voce che (leggenda metropolitana o realtà poco importa, quando "si pensa ma non si dice" c'è sempre maldicenza) secondo i "benpensanti" le cose scritte nel volantino siano inaccettabili perché inappropriate e tendenziose.
Mi sembra un atteggiamento inopportuno, persecutorio e di tipo inquisitoriale ma, ... leggendo quanto gli amici di Alberto hanno scritto nel loro volantino forse si intuisce perché i "benpensanti" han necessità di distinguersi da chi non condanna a priori.
Il Resto del Carlino, sempre ieri domenica (a una settimana di distanza dalla notizia scandalistica) se ne è uscito con un piè di pagina dal tono quasi infantile. Si sono evidentemente sentiti chiamati in causa e si sono giustificati dichiarando che «Noi del Carlino raccontiamo storie».
Mi vien da dire che i narratori di storie per me sono ancora i vecchi cantastorie di piazza, le nonne che per far addormentare i pargoletti gli raccontano storie, si dice che chi racconta storie in sostanza racconta fandonie ... e queste categorie di narratori di storie non mi sembra possano essere equiparate ai giornalisti ... non ho mai pensato alla professione di giornalista come a quella di un narratore di storie ... ma a quella più seria di educatore dei propri lettori.
Ora se è in corso una "caccia agli attacchini" (da parte dei benpensanti) per chissà quale errore commesso se non quello di aver usato il diritto costituzionale di libertà d'opinione, di parola e di espressione ... beh se questo è un fatto esecrabile, inaccettabile, moralmente e civilmente, allora anch'io mi dichiaro "attacchino illegale" per solidarietà con gli amici di Alberto (anche se non lo conoscevo personalmente) e anche se non ho materialmente redatto o contribuito a redigere quel testo ne a diffonderlo, dichiaro che in quello che loro hanno scritto mi ci riconosco (anche se con molti distinguo - ad esempio io avrei detto cose diverse tipo interroghiamoci su cosa è successo, incontriamoci pubblicamente per scambiarci idee, informazioni, opinioni, facciamo iniziative di sensibilizzazione e informazione, coinvolgiamo chi ha compiti educativi, chi ha doveri di tutela della salute pubblica e individuale, interroghiamoci sui rimedi, eccetera - leggi il pezzo "il regno dell'ombra").
Sento però, che hanno detto cose che penso anch'io (e forse non avrei avuto il coraggio di dire) e che pensa la maggior parte della gente comune - quella gente che non ha pregiudizi e preconcetti, che si interroga sulle cose, che oppone alla ignoranza (di chi ignora) il bisogno di approfondire e quindi la necessità di informazioni le più ampie e diversificate possibili, quella gente comune che non trova giustificazioni per quanto è tragicamente e incomprensibilmente successo.
Non sono mai stato contro qualcosa o qualcuno ma sempre per qualcosa e per tutti, il mio altruismo è finalizzato all'agire sociale in modo trasparente e alla luce del sole ... dunque mi dichiaro solidale con gli amici di Alberto perché indipendentemente da quanto hanno scritto (giusto o sbagliato che sia - condivisibile o meno) hanno usato un loro diritto, quello costituzionale della libertà di espressione e ... come dicono loro, se le "parole contano" le loro devono poter essere ascoltate perché non hanno il potere di uccidere nessuno ma, dalla loro (e nostra) rabbia può nascere qualcosa di nuovo, di positivo, di creativo, di utile per tutti, a condizione che tutti umilmente facciano un gesto semplice di solidarietà e abbandonino gli atteggiamenti di condanna a priori.
Ascoltiamoli dunque, non condanniamoli, sono comunque nostri figli, nostri concittadini, e quindi nostri amici incondizionatamente. L'amicizia è l'unica arma che ci resta, coltiviamola ... e condividiamola !!!
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