domenica 26 febbraio 2012

DAL VOSTRO INVIATO NELLO STAGNO DELLA POLITICA LOCALE

CASTROCARO VERSO LE ELEZIONI COMUNALI - L’incognita Torrenzieri, mazapegolo politico

Inaspettatamente domenica scorsa (26 febbraio 2012) ho trovato sul Corriere Romagna un articolo a firma di Pietro Caruso dedicato alla mia presunta candidatura a Sindaco per il Comune di Castrocaro. La prima reazione è stata ovviamente di stupore e meraviglia in quanto non ero a conoscenza di questo “scoop giornalistico” né della mia presunta candidatura.

Ho contattato telefonicamente l’amico Pietro il quale mi ha dichiarato di aver assunto autonomamente l’iniziativa perché dal suo punto di vista il mio “storico attivismo politico” poteva essere utile a “smuovere le acque stagnanti del centro sinistra” (sue testuali parole pronunciate in viva voce alla presenza dei miei familiari). Mi ha confessato che se mi avesse chiesto preventivamente un parere in merito non gli avrei concesso questa libertà giornalistica facendomi infatti notare che niente del pezzo è virgolettato e quindi attribuibile a mie affermazioni e di aver attinto le informazioni su di me dal mio trascorso politico e dai tanti “twett” dal mio “web-account”.

Devo ammettere che la cosa da una parte mi lusinga ma anche mi inquieta. Mi lusinga la dimostrazione di fiducia che un amico giornalista mi riserva traendo dal mio percorso politico provocazioni per sollecitare i partiti a guardare oltre se stessi. Mi inquieta invece la percezione, condivisa, dello “stagno della politica” sia locale che nazionale.

In questo mi tornano utile le riflessioni poetiche di Martha Medeiros, una intellettuale di Porte Allegre (da noi purtroppo poco nota), che recita «Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, … chi non parla a chi non conosce … chi è infelice sul lavoro, … chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, … chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce…».

Questa è la rappresentazione più lucida della società attuale di fronte all’altrettanto attuale situazione socio politica. Una situazione di forte crisi socio-economica che sta generando nella gente comune e quindi nella società crisi di identità, mancanza di visione prospettiva, carenza di lungimiranza politica e quindi anche crisi culturale. Una crisi quella attuale che ci consegnerà un Paese fortemente trasformato rispetto ai canoni a cui eravamo abituati.

Il sistema politico vigente si è dimostrato inadeguato ad affrontare il cambiamento delegando a terzi il compito di dettare nuove regole ma con un approccio distante, terzo appunto, imposto sotto l’arma del ricatto delle scelte dolorose ma doverose, calato dall’alto e subìto passivamente dal basso.

Occorre ribaltare il processo decisionale ed attuare una politica realmente federativa che restituisca quella sovranità popolare che per diritto costituzionale compete e spetta ai cittadini. Sarà questa l’epoca in cui per attuare dei cambiamenti condivisi non potremo più delegare o demandare ad altri le scelte da farsi, ma tutti dovranno assumersi delle responsabilità personali e dirette nell’interesse collettivo.

Per questo occorre tornare al “locale” per gestire in forme equilibrate alle reali necessità il cambiamento dal basso, dai cittadini e con i cittadini. Un “locale” che non sia più fine a stesso, che superi il campanilismo e la tutela degli interessi di una parte a discapito anche solo di un’altra minoritaria; un locale che sappia federarsi, che faccia rete, unione con le altre realtà locali per creare ed ottenere economie di scala gestionali più efficienti ed efficaci, vantaggi competitivi fortemente ancorati al territorio di appartenenza, socialità ed economie solidali non più esclusivamente speculative.

La chiave per affrontare il cambiamento dalla parte dei cittadini e con i cittadini non può che essere culturale. Senza cultura e senza una nuova cultura politica non potremo progettare un nuovo sviluppo. La Cultura è parte sostanziale dei fondamenti della nostra Carta Costituzionale, perché Cultura (art. 9 della Costituzione italiana) implica educazione (civismo), istruzione (formazione), conoscenza (consapevolezza), ricerca scientifica e tecnica (orientamento e propensione all’innovazione), tutela del paesaggio (ambientale e quindi dei beni comuni collettivi) tutela e valorizzazione del patrimonio storico ed artistico (la nostra carta d’identità) ovvero le maggiori risorse socio-economiche a nostra disposizione.

Nell’ultimo decennio abbiamo visto che là dove il “pubblico” si ritira o abdica o rinuncia anche solo marginalmente al proprio ruolo di propulsore, promotore e gestore della cosa pubblica anche il “privato” diminuisce la sua partecipazione. Si è così radicata nella gente comune una percezione del pubblico quale centro di spesa improduttiva. Si è così imposta una logica decisionista che ha favorito l’interesse di pochi a discapito dei molti, che ha agevolato fasce sociali minoritarie più forti economicamente penalizzando fasce maggioritarie più deboli con tagli trasversali in termini di spesa pubblica.

La politica, il governo dei cittadini, deve tornare a formare cittadini dotati di spirito critico e aperto. Per questo occorre delineare insieme ai cittadini l’identikit di un nuovo municipio locale attraverso un percorso suscettibile di modifiche e aggiustamenti ma che abbia come obiettivo la partecipazione e la condivisione di scelte realmente concrete e tangibili.

Non è più il tempo di promesse ridondanti, di dispersione di risorse pubbliche per aleatori progetti di immagine, di pianificazioni territoriali che puntano esclusivamente a far cassa invece di qualificare il territorio e premiare l'edilizia eco-sostenibile e non energivora, di presunti investimenti per un termalismo che verrà senza riuscire a mantenere quello che c'è e a discapito del possesso di beni architettonici di elevato valore aggiunto. E' questo il tempo per occuparsi invece del risparmio di risorse energetiche, della riduzione dei rifiuti, della sinergia e della collaborazione con altri municipi virtuosi per mettere in rete la gestione dei beni comuni collettivi. E' questo il tempo per attivare una politica che sappia interpretare con coscienza e consapevolezza la nostra Carta Costituzionale e dimostri il coraggio per metterla in opera. E' questo il tempo e l'occasione per coinvolgere i giovani nel processo di cambiamento in corso e accogliere idee innovative. E' questa l'occasione per superare logiche spartitorie e per aprirsi alla società civile. Solo così potremo affrontare questa “stagnazione” sociale, economica e culturale e superarla attraverso una innovazione politica che da decenni è attesa ma mai attuata.

Ringrazio l’amico Pietro Caruso per avermi stimolato ad una riflessione a voce alta in nome di un cambiamento che per essere tale dovrà essere condiviso con tutti i cittadini della nostra comunità locale e non solo.