lunedì 21 gennaio 2008

Zeitgeist

Zeitgeist tenta di far luce su:
1) sull'origine delle religioni, in particolar modo sul cristianesimo e di come queste siano sin dai tempi piu' remoti efficenti sistemi di controllo sociale.
2) Le stragi dell'11 settembre, la creazione del nuovo "mito" moderno del terrorismo, la paura come strumento di controllo delle masse.
3) Le attività delle banche centrali e dei grossi finanzieri che controllano i nostri soldi, il nostro futuro, un'elite che promuove guerre e crisi finanziarie, con lo scopo ultimo di creare un governo unico mondiale.

domenica 20 gennaio 2008

CONCORDATO

PAPA DAY: FERRERO, SERVE LEGGE SU LIBERTÀ RELIGIOSA (ANSA) - ROMA, 20 GEN - È necessario ricostruire la separazione fra Stato e Chiesa: è il giudizio del ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, sulla manifestazione che si è svolta a piazza San Pietro in occasione dell'Angelus. «Avendo sostenuto nei giorni scorsi che il Papa doveva parlare all'Università - proprio in nome dei principi di libertà sostenuti da Galileo - non posso non sottolineare come quella di oggi sia stata a tutti gli effetti una manifestazione politica e come proprio questa continua sovrapposizione tra dimensione di fede e dimensione politica - ha aggiunto - sia all'origine dell'indifferenza che emerge nella società italiana nei confronti del Vaticano. La pretesa di poter intervenire continuamente nella dialettica politica senza che le proprie posizioni vengano contestate, in nome del fatto che si tratterebbe di posizioni non politiche ma religiose, mi pare una pretesa eccessiva, priva di fondamento e al di fuori della lettera e dello spirito del Concordato, che regola i rapporti tra la Chiesa Cattolica e lo Stato Italiano, 'ognuno nel proprio ordine indipendente e sovrano. Anche per questo - ha concluso - è sempre più urgente varare una legge sulla libertà religiosa in Italia, superando la legislazione sui 'culti ammessi del 1929». (ANSA). COM-CLA 20-GEN-08 18:57 NNN

sabato 19 gennaio 2008

Una Porta Pia al contrario

Una Porta Pia al contrario
di Adriano Prosperi
in “la Repubblica” del 16 gennaio 2008
Quella della mancata presenza di Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, alla cerimonia inaugurale dell'Università "La Sapienza" di Roma è una storia senza vincitori, una vicenda insieme microscopica e spropositata di cui nessuno può dirsi contento - nessuno che creda nel dialogo come metodo, nel confronto civile, nella università come luogo della libertà di studio e di ricerca.
Sbagliata l'occasione, puerili le proteste e le aggressioni, profondamente inadeguate le reazioni.
Sbagliata l'occasione: l'inaugurazione solenne non è, in Italia e nell'università di Stato, un momento di severo bilancio dello stato di avanzamento delle conoscenze, un resoconto di ciò che ricercatori e istituzioni hanno fatto per progredire, un richiamo alle leggi sostanziali che sole governano la possibilità di ricercare e di conoscere ciò che non si sa.
Questo accade in altri luoghi; bisogna leggere il report annuale del Mit per avere un'idea della severità della scienza, non certo i documenti elaborati dalle nostre corporazioni accademiche sempre più immiserite e incanaglite.
L'inaugurazione è solo un momento di teatro, un rito di magniloquenza arcaica, di toghe e di ermellini e di alte uniformi, che si presta come pochi alla parodia e allo sberleffo (Totò lo sapeva bene). Un rito che passa per lo più inosservato – a parte gli intasamenti nel traffico e la noia di chi deve parteciparvi d'ufficio – in un paese dove molto si inaugura e poco si costruisce. Si taglia un nastro, si pronunziano parole solenni e poi le autorità se ne vanno e tutto resta come prima: ospedali, strade, ponti e certo anche i promessi istituti di "alta" ricerca, che fioriscono in luoghi diversi a seconda del ministro di turno. Nelle università statali italiane di cui La Sapienza è sicuramente la più grande e la più nota la solennità del rito si misura dalle autorità che vi intervengono prima e più che dalle sonanti parole e dalle moralità alte che vi si predicano. E allora perché invitare il Papa? Tutti i giorni, spesso più volte al giorno, la parola del Papa è diffusa da tutte le televisioni italiane con una assiduità che non conosce l'eguale nel mondo. E perché non invitarlo?
Gli si fa carico di una frase? Dunque l'Università o una parte di essa si propone oggi come
l'istituzione che ha il diritto di togliere la parola, di censurare un'opinione. Ma questo non è certo un risarcimento a Galileo, non è la vendetta postuma – a quanta distanza – del processo del 1632. E un rovesciamento grottesco dei ruoli grazie al quale l'erede dei giudici che allora imposero il silenzio allo scienziato fiorentino potrebbe – potrà – presentarsi da oggi col segno del martirio, come vittima dell'odiosa censura.
Ed è un vero peccato – nel senso banale della parola, beninteso – che nessuno degli attori, nemmeno
il Papa, si sia dimostrato capace di andare al di là del canovaccio prevedibile. Perché rifiutarsi all'incontro? Perché non cogliere l'occasione di trasformare finalmente la seriosa noiosità delle inaugurazioni in una vera esperienza di comunicazione, di discussione, di parola libera e liberatrice in cui ciascuno si mette davvero in gioco abbandonando l'ingessata sicurezza della parola solenne e senza interlocutori? Qualcuno ricorderà il comizio di Lama: altri tempi, altri uomini. E non vogliamo comizi. Piuttosto, sarebbe bello se il mondo accademico italiano e tutte le autorità italiche imparassero il gusto dell'ironia, dell'amabile e graffiante intelligenza di chi ha veramente qualcosa da dire e cerca di dirlo pianamente.
Ora, alla contestazione è seguito il rifiuto. Sfrutterà il Papa quest'occasione di una specie di Porta Pia a rovescio? Ci auguriamo che nel suo animo di professore abituato alle vicende universitarie il senso della maestà offesa non prevalga sulla saggezza dello studioso e dell'insegnante obbligato al dovere di parlare, di ascoltare, di capire gli altri, di aprire le porte del dialogo per dare speranza di futuro alla specie umana in un pianeta a rischio. Ma, se non lui, altri si occuperanno sicuramente di sfruttare questa censura e di amplificarla allo scopo di rendere ancor più salato il conto da presentare alle impaurite compagini governative, agli scalpitanti candidati alla successione del governo in carica. Tutto questo è anche, inevitabilmente, ridicolo, ma è vietato riderne: è, purtroppo, tragico, Appartiene al ciclo dell'implosione italica che dura da troppo tempo e non accenna ad arrestarsi. Condividiamo tutto il senso di umiliazione di Vittorio Foa, che trova intollerabile, incomprensibile, stupefacente l'immagine di un' «Italia debole e infragilita» vista con uno sguardo che viene da lontano. Ma Foa sa bene che oggi l'arroganza dell'aggressione clericale viene dai pulpiti più imprevedibilmente «laici» ne abbiamo un esempio nel rotolare di una parola – «moratoria» – dai seggi dell'Onu agli ambulatori ospedalieri una parola che rotolando muta di significato: significava sospensione della pena di morte, oggi diventa moratoria di quella legge 194, che fu a suo tempo esattamente una moratoria: quella della sentenza capitale incombente sull'aborto clandestino.
Dunque, moratoria della moratoria, sospensione della sospensione. Da chi verrà una parola di chiarezza, di conoscenza libera da bandiere e paraocchi, se le università che dovrebbero praticare l'unica ricerca degna di questo nome – la conoscenza di ciò che ci è oscuro e che ancora non sappiamo, una conoscenza quindi che non è né laica né ecclesiastica ma è solo e soprattutto fatta di libertà intellettuale anche dai propri presupposti del ricercatore – se queste università si abbandonano al gioco infantile del fare dispetti ai potenti, se le forze politiche non si decidono a dare alla scuola e all'università italiana i mezzi e gli strumenti per risalire la china della barbarie in cui vengono fatte precipitare da anni? Eppure questo, solo questo sarebbe un bel modo per celebrare coi fatti la memoria di Galileo Galilei.

[qui il testo del mancato discorso del Papa]

Distrazione di massa

dal blog di Beppe Grillo
«Ve ne sarete accorti. Ogni giorno esce una notizia di distrazione di massa. Contrada, la legge sull'aborto, il Papa alla Sapienza. Le prime pagine dei giornali sono solo per loro. I giornalisti servi discutono solo di aria fritta.
Sono titoli di copertura, nascondono la realtà. Servono per lavorare nell'ombra. Per evitare ogni cambiamento. Come è avvenuto dopo l?omicidio Moro nel 1978, dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio nel 1992 con le morti di Falcone e Borsellino. In seguito sono diventati presidenti del Consiglio i prescritti Andreotti e Berlusconi con le loro amicizie mafiose.
La politica è un?attività di copertura del potere.
La legge elettorale e il conflitto di interessi sono le vere partite su cui si gioca il destino del Paese. Di queste si deve discutere in diretta in Parlamento di fronte agli italiani.»

Mastella Clemente: le Sue dimissioni

1° Come nascono le notizie? come vengono diffuse? come vengono utilizzate? come vengono manipolate?
2° Per me (e non solo) l'informazione per essere efficace deve essere completa, accessibile, scevra da interpretazioni, trasparente, comprensibile ...

3° Se mi limito a leggere uno o più testate giornalistiche o ad ascoltare uno o più notiziari radidionici o a guardare uno o più telegiornali ... mi formo una visione già costruita della fonte informativa ... per cui cerco alla radice la fonte stessa così da potermi poi confrontare con altre!

4° nello specifico ... in merito alla cosiddetta fuga di notizie ... alla 9 di mattina come faceva Mastella a sapere della vicenda che avrebbe coinvolto la moglie con l'avviso di garanzia arrivato alle ore 14,00?

... Mi resta il dubbio che la fuga di notizie sia stata confezionata dallo stesso Mastella ...
non ho prove di smentita ... ma mi sembra che una lettura del genere abbia motivo di essere credibile ... in questo modo lo stesso Mastella si è creato uno "verginità" sospetta ... poi nel corso della giornata anche lui è stato raggiunto da avviso di garanzia ... lo sapeva già per tempo?

Ho riguardato le prime agenzie stampa uscite ieri mattina ...

++ ARRESTI DOMICILIARI MOGLIE MASTELLA PER CONCUSSIONE ++ (ANSA) - ROMA, 16 GEN - Arresto domiciliare per tentata concussione in concorso con altri per la moglie del ministro Mastella, Sandra Lonardo. Il provvedimento è stato firmato dal procuratore di Santa Maria Capua Vetere.(ANSA). CZ-ABB 16-GEN-08 09:31 NNN

come si può vedere la prima notizia in ordine di tempo è delle ore 9,31 ... con un tempismo da record la seconda agenzia è delle ore 9,41 (solo ... 10 minuti dopo)

SANITÀ: ARRESTI DOMICILIARI PER SANDRA LONARDO MASTELLA/RPT = (VERSIONE CORRETTA) Roma, 16 gen. (Adnkronos) - «Una scelta dei tempi piuttosto sospetta...». Così il capogruppo dell'Udeur alla Camera, Mauro Fabris, commenta la disposizione di arresti domiciliari da parte del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, per Sandra Lonardo, presidente del Consiglio Regionale della **Campania** e moglie del ministro della Giustizia, Clemente Mastella, per una vicenda legata all'ospedale di Caserta, nell'ambito di un'inchiesta sulla sanità campana. «Predisporre addirittura gli arresti domicialiari -aggiunge Fabris- per una vicenda che riguarda la sfera amministrativa e che conosco benissimo perchè si tratta di un contrasto che va avanti da anni, mi sembra piuttosto esagerato. Ma mi fermo qua, non voglio commentare oltre...». (Mon/Col/Adnkronos) 16-GEN-08 09:41 NNN

e viene diffusa su dichiarazioni di Mauro Fabris capogruppo Udeur alla Camera ... quindi di fonte interna allo stesso partito di Mastella ...

Cinque (dico 5) minuti dopo - e non venitemi a dire che le notizie hanno le gambe corte e che tutto il resto dello scontro politico non è già in questa dichiarazione stampa - Cicchitto di Forza Italia disegna il quadro politico della giornata...

SANDRA MASTELLA: CICCHITTO, SOLIDARIETÀ A GUARDASIGILLI (ANSA) - ROMA, 16 GEN - «Mai arresto è stato più mirato e a tempo di quello di Sandra Lonardo Mastella. Basti pensare che suo marito, il ministro della Giustizia Clemente Mastella, deve intervenire questa mattina in aula per illustrare la riforma della giustizia. Esprimo al ministro Mastella la mia personale solidarietà». È quanto afferma in una nota il vice-coordinatore di FI Fabrizio Cicchitto.(ANSA). BSA 16-GEN-08 09:46 NNN

Durante la mattinata si viene a sapere che lo stesso Mastella nelle primissime ore della mattina aveva preparato il testo che avrebbe poi letto in aula in sostituzione della presentazione sullo stato della giustizia ... al punto che alle 9,47 le agenzie battono ancora la notizia che il Ministro in aula per le 10,30 avrebbe fatto il suo intervento come da agenda parlamentare ...

ARRESTI DOMICILIARI MOGLIE MASTELLA:MINISTRO A CAMERA 10,30 (ANSA) - ROMA, 16 GEN - È confermato l'intervento del ministro della Giustizia Clemente Mastella alla Camera dei Deputati per illustrare la relazione sullo stato dell' amministrazione della Giustizia. Secondo quanto si è appreso, il Guardasigilli, come previsto leggerà la sua relazione alle 10,30. La sua presenza era stata messa in forse da voci dopo la notizia del provvedimento restrittivo nei confronti della moglie. Il ministro non era stato presente, invece, contrariamente al previsto, alla cerimonia per il giuramento di nuovi agenti di polizia penitenziaria.(ANSA). FM/TER 16-GEN-08 09:47 NNN

GIUSTIZIA: CICCHITTO, PRODI D'ACCORDO CON DISCORSO MASTELLA? = Roma, 17 gen. - (Adnkronos) - «La domanda da fare al Presidente Prodi è politica: ha respinto le dimissioni ridando la fiducia a un Ministro che ha fatto quel discorso alla Camera sulla magistratura, quindi condivide o no quel discorso?». È quanto ha chiesto l'esponente di Forza Italia Fabrizio Cicchitto questa mattina durante il dibattito di 'Omnibus', su La7, ritenendo che «non si respingono le dimissioni di un ministro che ha fatto quel discorso se non lo si condivide». L'onorevole azzurro ha poi spostato l'attenzione sul piano giudiziario, spiegando che «il nodo centrale è quello della separazione delle carriere. Lo stato di diritto ha bisogno di un giudice terzo, che è la magistratura giudicante, indipendente dal Pubblico Ministero, che non deve esercitare un ruolo prevalente e prevaricante sulla magistratura con effetti negativi». Infine, tornando sul caso Mastella ha osservato «una tempistica agghiacciante» ricordando i fatti: «si sapeva che il ministro Mastella avrebbe parlato alle 10,40 ieri alla Camera. Tutti ie ore 8 è iniziato un tam tam che riferiva di un provvedimento che poi è stato consegnato alle 14,40». (Pol/Zn/Adnkronos) 17-GEN-08 11:37 NNN

Adesso, proviamo a metterla in un altro modo ... per così dire "fantastico", "fantasioso", "fantascientifico" ma ... reale ... del tipo "scenario da Paese normale":
ore 8,00 ... il giornale radiorai, fra le tante notizie di apertura (emergenza rifiuti ... eccetera) informa che durante la mattinata il guardasigilli interverrà alla camera per presentare il documento sullo "stato della giustizia in Italia"
Le prime pagine dei quotidiani sono dedicate alla vicenda del Papa e dell'Università la Sapienza di Roma e ci sono tutta una serie di commenti indignati e solidali col pontefice e per il rispetto della libertà di parola eccetera.
A pranzo ascoltiamo per radio i commenti della maggioranza, dell'opposizione e dei magistrati al discorso di Mastella.
Nel primo pomeriggio qualche sms o flash di notiziari radio ci informano di una vicenda dai contorni giudiziari che poterebbe avere risvolti politici sulla tenuta del governo ....
A sera i Tg nazionali fanno sapere che la vicenda giudiziaria che ha coinvolto nel primo pomeriggio la moglie del Ministro Mastella e altri 20 politici dell'Udeur interessa anche lo stesso Guardasigilli che ha ha già consegnato per iscritto al capo del Governo le proprie dimissioni.
Sia gli apprdiondimenti televisivi che i siti internet delle agenzie di stampa difrono ampi ragguagli su tutta la vicenda ...
In un Paese normale!!!
Nel nostro Paese reale invece per tutta la giornata di ieri e in quella di oggi è solo un rincorrersi di dichiarazioni, di illazioni, di accuse, di scenari da crisi politica, di allarmismi, di minacce ma ... fra la gente comune ci sono alcuni che riflettono, che si confrontano, che cercano notizie veritiere, che discutono nel merito dello scenario per capirne gli sviluppi ... ma, in quasi nessuna dei vari messaggi si trova traccia del famigerato TESTO DELLE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CLEMENTE MASTELLA (per precisione "Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150") che nella mattinata di ieri avrebbe dovuto leggere alle Camere ...
Mentre tutti conoscono (grazie ad un semplice link) la dichiarazione, video e non solo, emozionante ma che nulla aggiunge ai presunti illeciti, che Mastella ha fatto alle Camere ma che ha riguardato la vicenda giudiziaria di sua moglie e del suo partito, non certo "lo stato dell'amministrazione della giustizia - nel suo complesso - in Itali"
Quell'argomento è stato dimenticato, perso nelle migliaia di agenzie stampa, di dichiarazioni politiche.
Il cuore del problema è così caduto nel dimenticatoio e nell'oblio dell'attenzione pubblica dei cittadini ... per rintracciarlo ho dovuto attendere che il sito della Camera lo caricasse e lo rendesse accessibile a tutti:
TESTO DELLE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CLEMENTE MASTELLA
Questo è secondo me fare informazione accessibile e comprensibili ...
Poi per chi vuole c'è anche il testo "modificato" che ha sostituito quello previsto dai lavori parlamentari

Franca Rame: le mie dimissioni

Franca Rame: le mie dimissioni
Roma, 15 gennaio 2008

Gentile Presidente Marini,
con questa lettera Le presento le mie dimissioni irrevocabili dal Senato della Repubblica, che Lei autorevolmente rappresenta e presiede.
Una scelta sofferta, ma convinta, che mi ha provocato molta ansia e anche malessere fisico, rispetto la quale mi pare doveroso da parte mia riepilogare qui le ragioni.
In verità basterebbero poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: «Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è».
Il grande scrittore siciliano è, in effetti, persona che sento molto vicina, (eravamo cari amici) sia per il suo impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983, a fine legislatura decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo lavoro di scrittore.
Le mie motivazioni, forse, non sono dissimili dalle sue. Del resto, io mi sono sentita “prestata” temporaneamente alla politica istituzionale, mentre l’intera mia vita ho inteso spenderla nella battaglia culturale e in quella sociale, nella politica fatta dai movimenti, da cittadina e da donna impegnata. E questo era ed è il mandato di cui mi sono sentita investita dagli elettori: portare un contributo, una voce, un’esperienza, che provenendo dalla società venisse ascoltata e magari a tratti recepita dalle istituzioni parlamentari.
Dopo 19 mesi debbo constatare, con rispetto, ma anche con qualche amarezza, che quelle istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato.
Ma andiamo per ordine.
Nel marzo del 2006, l’Italia dei Valori mi propose di candidarmi come senatrice alle elezioni. Ho
riflettuto per un mese prima di sciogliere la mia riserva, mossa da opposti sentimenti, ma alla fine ho maturato la convinzione che per contribuire a ridurre i danni prodotti al Paese dal governo retto da Silvio Berlusconi e dall’accentramento di poteri da lui rappresentato, ogni democratico dovesse impegnarsi in prima persona nell’attività politica.
Ho infine accettato, ringraziando l’On. Di Pietro per l’opportunità che mi aveva offerto, pensando, senza presunzione, che forse avrei potuto ricondurre alle urne, qualcuna o qualcuno dei molti sfiduciati dalla politica.
Ecco così che il 12 aprile 2006 mi sono ritrovata a far parte, alla mia giovane età (!!), del Senato della Repubblica carica d’entusiasmo, decisa a impegnarmi in un programma di rinnovamento e progresso civile, seguendo le proposte portate avanti durante la campagna elettorale dell’Unione, soprattutto quella di riuscire a porre fine all’enorme e assurdo spreco di denaro pubblico.
Ho così impegnato la mia indennità parlamentare per lavorare in questa direzione, anche organizzando (giugno 2006) un convegno con un gruppo di professionisti tra i più valenti, al fine di tracciare le linee di un progetto in grado di tagliare miliardi di euro di spese dello Stato nel settore dei consumi energetici, delle disfunzioni della macchina giudiziaria e dell’organizzazione dei servizi.
A questo convegno ho invitato Senatori della commissione ambiente e altri che ritenevo sensibili ai temi in discussione.
Non ne è venuto uno.
Ho inoltre presentato un disegno di legge (4 luglio 2006) con cui chiedevo che i funzionari pubblici, condannati penalmente, venissero immediatamente licenziati, trovando su questo terreno l’adesione di parlamentari impegnati nella stessa direzione, quali i Senatori Formisano, Giambrone, Caforio, D’Ambrosio, Casson, Bulgarelli, Villecco Calipari, Russo Spena e molti altri, compresi numerosi deputati.
È nato così il progetto delle “10 leggi per cambiare l’Italia”.
Ho anche acquistato spazi su alcuni quotidiani e sul web, per comunicare i punti essenziali di questo progetto. Ma anche questa iniziativa non ha suscitato interesse nei dirigenti dei partiti del centro sinistra.
Nei quasi due anni trascorsi in Senato, ho presentato diverse interrogazioni.
Tutte rimaste senza risposta.
Ho presentato numerosi emendamenti, ma non sono stati quasi mai accolti.
Questa, per la verità, è la sorte che capita a quasi tutti i Senatori.
In seguito a una inchiesta da me condotta sul precariato in Parlamento, sei mesi fa mi sono impegnata nella stesura di un disegno di legge (presentato 18 luglio) in difesa dei diritti dei collaboratori dei parlamentari: illegalità, evasione contributiva e sfruttamento proprio all’interno della istituzione parlamentare!
Mi sono contemporaneamente impegnata su questioni drammatiche e impellenti, quali la necessità che il Ministero della Difesa riconoscesse lo status di “vittime di guerra” ai reduci dei conflitti nei Balcani, Iraq e Afghanistan, avvelenati dai residui dell’esplosione dei proiettili all’uranio impoverito.
Quanti sono i militari deceduti? Mistero.
Quanti gli ammalati ignorati senza assistenza medica né sostegno economico? Mistero. Le cifre che si conoscono sono molto contraddittorie .
Quello che si sa con certezza è che ci sono famiglie che per curare il figlio si sono dissanguate e alla morte del congiunto non avevano nemmeno i mezzi per pagare la tomba.
Anche per questa tragica campagna d’informazione ho acquistato spazi su quotidiani e web. Grazie ad alcuni media e a “Striscia la notizia” di Antonio Ricci, il problema è stato portato per quattro volte al grande pubblico: giovani reduci dei Balcani gravemente colpiti, raccontavano la tragedia che stavano vivendo. Dopo tanto insistere, finalmente il Ministro Parisi, se ne sta occupando: speriamo con qualche risultato concreto.
Posso dire serenamente di essermi, dall’inizio del mio mandato a oggi, impegnata con serietà e certamente senza risparmiarmi. Ma non posso fare a meno di dichiarare che questi 19 mesi passati in Senato sono stati più duri e faticosi della mia vita.
A volte mi capita di pensare che una vena di follia serpeggi in quest’ambiente ovattato e impregnato
di potere, di scontri e trame di dominio.
L’agenda dei leader politici è dettata dalla sete spasmodica di visibilità, conquistata gareggiando in polemiche esasperate e strumentali, risse furibonde, sia in Parlamento che in televisione e su i media. E spesso lo spettacolo a cui si assiste non “onora” gli “Onorevoli”.
Al Senato non si usa ascoltare chi interviene, anche se l’argomento trattato è più che importante. No, la maggior parte dei presenti chiacchiera, telefona su due, tre cellulari, legge il giornale, sbriga la corrispondenza…
In Senato, che ho soprannominato “il frigorifero dei sentimenti” non ho trovato senso d’amicizia. Si parla... sì, è vero... ma in superficie. Se non sei all’interno di un partito è assai difficile guadagnarsi la “confidenza”. A volte ho la sensazione che nessuno sappia niente di nessuno... O meglio, diciamo che io so pochissimo di tutti.
In Aula, quotidianamente, in entrambi gli schieramenti (meno a sinistra per via dei numeri risicati), vedi seggi vuoti con il duplicato della tessera da Senatore inserita nell’apposita fessura, con l’intestatario non presente: così risulti sul posto, anche se non voti e non ti vengono trattenuti 258 euro e 35 centesimi per la tua assenza, dando inoltre la possibilità ai “pianisti” di votare anche per te, falsando i risultati.
Questo comportamento in un Paese civile, dove le leggi vengono applicate e rispettate, si chiama “truffa”.
La vita del Senatore non è per niente comoda e facile per chi voglia partecipare seriamente ed attivamente ai lavori d’Aula. Oltre l’Aula ci sono le commissioni. Ne ho seguite quattro: Infanzia, Uranio impoverito, Lavori pubblici e comunicazione, Vigilanza Rai.
Avolte te ne capitano tre contemporaneamente e devi essere presente a ognuna o perché è necessario il numero legale o perché si deve votare.
È la pazzia organizzata!
Se queste riunioni si facessero via web si ridurrebbero i tempi e si potrebbe arrivare velocemente alle conclusioni, ma l’era del computer non ha ancora toccato i vertici dello Stato!
E tutto questo attivismo produce un effetto paradossale: la lentezza.
Si va lenti… “lenti” in tutti i sensi.
Nel nostro Parlamento l’idea del tempo è quella che probabilmente hanno gli immortali: si ragiona in termini di ere geologiche, non certo sulla base della durata della vita umana e degli impellenti bisogni della gente.
Oltretutto mi sento complice di una indegnità democratica. Stiamo aspettando da 19 mesi, che vengano mantenute le promesse fatte in campagna elettorale. Non è stata ancora varata, ad esempio, la legge sul conflitto d’interessi, e ritengo questo ritardo gravissimo. Non è stata liberata la Rai dai partiti, non è stato fissato un antitrust sulle televisioni, mentre in compenso tutte le leggi del governo Berlusconi, assai criticate anche all’estero, sono in vigore, il falso in bilancio continua a essere depenalizzato, la ex Cirielli continua a falcidiare migliaia di processi.
Contemporaneamente il governo ha bloccato il processo sul sequestro di Abu Omar sollevando due conflitti d’attribuzione davanti alla Corte costituzionale. E ha creato i presupposti perché al Pubblico Ministero Luigi De Magistris vengano tolte le indagini su politici di destra e di sinistra e il Giudice Clementina Forleo venga fatta passare per esaltata e bizzarra.
Nonostante gli impegni programmatici sulla legge Bossi-Fini e sui Centri di permanenza temporanea, che sarebbe più appropriato definire centri di detenzione, dove sono negati i diritti più elementari, non ci sono novità.
Ora stiamo aspettando anche in Senato il disegno di legge che vieta ai giornali di pubblicare le intercettazioni e gli atti d’indagini giudiziarie, già votato alla Camera da 447 deputati, con soli 7 astenuti e nessun contrario.
Come andrà in Senato? In tante occasioni ho fatto prevalere, sui miei orientamenti personali la lealtà al governo e allo schieramento in cui sono stata eletta, ma questa volta non potrei che votare contro.
Il Paese si trova in gran difficoltà economica: disoccupazione, precarietà, caro vita, caro affitti, caro
tutto... pane compreso.
Che dire della lontananza sconvolgente che c’è tra il governo e i reali problemi della popolazione?
E che dire dei 1030 morti sul lavoro nel solo 2007 (cifra peraltro destinata a crescere con la stabilizzazione dei dati Inail). Ben venga il disegno di legge del ministro Damiano e il nuovo Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro.
Non è mai troppo tardi.
Solo un po’...
Che dire dell’indulto di “tre anni” approvato con una maggioranza di 2/3 del Senato, con l’appoggio di UDC, Forza Italia e AN?
Era certamente indispensabile alleggerire il disumano e incivile affollamento delle carceri, ma con un criterio che rispondesse davvero al problema nella sua essenza, con un progetto di riforma strutturale del sistema penitenziario, con il coinvolgimento delle innumerevoli associazioni del volontariato privato-sociale, che storicamente operano sul territorio nazionale e locale.
A migliaia si sono trovati per strada e molti senza un soldo né una casa, né tanto meno un lavoro. Dodici donne italiane e straniere furono dimesse dal carcere di Vigevano a notte fonda in piena e desolata campagna!
La notte stessa e nei mesi a seguire, circa il 20% degli scarcerati è ritornato in cella. Sono anni che le carceri scoppiano... nessuno ha mai mosso un dito. Di colpo arriva l’indulto!
È difficile non sospettare che il vero obiettivo di questa legge proposta dal governo, fosse soprattutto quello di salvare, in fretta e furia, dalla galera importanti e noti personaggi incriminati, industriali e grandi finanzieri, e soprattutto politici di destra e qualcuno anche di sinistra...
Che dire dei deputati e senatori condannati e inquisiti che ogni giorno legiferano e votano come niente fosse?
Che dire di una finanziaria insoddisfacente alla quale siamo stati obbligati a dare la fiducia, altrimenti non avrebbe avuto i voti per passare?
Che dire del consenso dato dal governo Prodi nel 2006 e riconfermato, “di persona” dal Presidente Napolitano a Bush nel 2007, per la costruzione della più grande base americana d’Europa a Vicenza?
Gli impegni presi da Berlusconi sono stati mantenuti.
I vicentini hanno diritto di manifestare in centinaia di migliaia, con la solidarietà di molti italiani, ma non di ottenere attenzione e rispetto delle proprie ragioni.
Che dire del costante ricatto, realizzato da questo o quell’onorevole, di far cadere il governo per cercare di ottenere privilegi o cariche?
Quante volte, per non farlo cadere, ’sto benedetto governo, ho dovuto subire il ricatto e votare contro la mia coscienza? Troppe. Tanto da chiedermi spesso: “Cosa sono diventata? La vota rosso-vota verde?”.
Avrei voluto da questo governo un atteggiamento più deciso nel ritiro delle truppe dall’estero, in particolare dai teatri di conflitti ancora aperti e sanguinosi come in Afghanistan, dove il nostro ruolo è sempre più belligerante.
E invece le spese militari aumentano di anno in anno.
La prima volta che ho sentito forte la necessità di allontanarmi da questa politica svuotata di socialità, è stato proprio con il rifinanziamento delle missioni italiane “di pace” all’estero. Ero decisa a votare contro, ma per senso di responsabilità, e non mi è stato facile, mi sono dovuta ancora una volta piegare.
E non mi è piaciuto proprio. Credo che il mio malessere verso queste scelte sia ampiamente condiviso dai molti cittadini che hanno voluto questo governo, e giorno dopo giorno hanno sentito la delusione crescere, a seguito di decisioni sempre più distanti da loro, decisioni che li hanno alla fine, allontanati dalla politica.
In queste condizioni non mi sento di continuare a restare in Senato dando, con la mia presenza un
sostegno a un governo che non ha soddisfatto le speranze mie e soprattutto quelle di tutti coloro che mi hanno voluta in Parlamento e votata. La prego quindi signor Presidente di mettere all’ordine del giorno dell’Assemblea le mie irrevocabili dimissioni.
Non intendo abbandonare la politica, voglio tornare a farla per dire ciò che penso, senza ingessature
e vincoli, senza dovermi preoccupare di maggioranze, governo e alchimie di potere in cui non mi riconosco.
Non ho mai pensato al mio contributo come fondamentale, pure ritengo che stare in Parlamento debba corrispondere non solo a un onore e a un privilegio ma soprattutto a un dovere di servizio, in base al quale ha senso esserci, se si contribuisce davvero a legiferare, a incidere e trasformare in meglio la realtà. Ciò, nel mio caso, non è successo, e non per mia volontà, né credo per mia insufficienza.
È stato un grande onore, per il rispetto che porto alle Istituzioni fondanti della nostra
Repubblica, l’elezione a Senatrice, fatto per il quale ringrazio prima di tutto le donne e gli uomini che mi hanno votata, ma, proprio per non deludere le loro aspettative e tradire il mandato ricevuto, vorrei tornare a dire ciò che penso, essere irriverente col potere come lo sono sempre stata, senza dovermi mordere in continuazione la lingua, come mi è capitato troppo spesso in Senato.
Mi scuso per la lunga lettera, signor Presidente, ma sono stata “in silenzio” per ben 19 mesi!
Roba da ammalarmi!
Prima di accomiatarmi non posso non ricordare quelle colleghe e colleghi di gran valore intellettuale
e politico che ho avuto l’onore di conoscere. Tra questi una particolare gratitudine va ad Antonio
Boccia, che fin dall’inizio mi ha tenuta sotto la sua ala protettrice con amichevole affetto, consigliandomi e rincuorandomi nei momenti difficili.
Un pensiero particolare al Ministro Di Pietro e i Senatori di Italia dei Valori e a chi ha dimostrato simpatia nei miei riguardi.
Rimane il rammarico di non aver potuto frequentare, se non rarissime volte, i colleghi oltre le mura del
Senato.
Infine un ringraziamento sentito alla Senatrice Binetti e al Senatore Tomassini che con grande
umanità hanno superato le ideologie che ci dividono, per soccorrere uniti, un bimbo di 6 anni in grande difficoltà.
Augurandomi che Lei possa comprendere le mie motivazioni, desidero ringraziarLa per la gentilezza e disponibile accoglienza che mi ha accordato.
La saluto con stima sincera
Franca Rame
www.francarame.it

giovedì 17 gennaio 2008

le città temporanee

le città temporanee ...

«... le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose l'uno dell'altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi. Ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi s'incrociano per un secondo e poi si sfuggono, cercano altri sguardi, non si fermano ... Se uomini e donne cominciassero a vivere i loro effimeri sogni, ogni fantasma diventerebbe una persona con cui cominciare una storia d'inseguimenti, di finzioni, di malintesi, d'urti, di oppressioni, e la giostra delle fantasie si fermerebbe.» (da Italo Calvino, "Le città invisibili")

ricordate Rimini e la "riminizzazione" della costa romagnola???

ovvero dagli anni '50 in poi la cementificazione delle spiagge ...

poi i record a livello di concentrazione di strutture ricettive ...

ovvero pensionicine, alberghi e ...
primato conteso a Miami ...

poi le discoteche e il "divertimentificio" ...

poi l'esplosione algale degli anni'80 e quindi la crisi del modello del turismo di massa della costa romagnola ...

poi il sorpasso di Spagna e Grecia, poi quello della costa slava ...

poi sono arrivati i russi a tirar su l'economia della riviera ...


oggi ... ancora a insistere sul loro modello di sviluppo urbanistico ... sociale ... culturale ...

[vedere per credere] "Rimini, il «turismificio» dei primati"

.. ma, lo sfruttamento della prostituzione sulla costa romagnola???

lo spaccio di sostanze legali ed illegali a dosi massiccie???

gli edifici fatiscenti (tipo le colonie) e/o la strutture ricettive fuori mercato??? ...

[vedere per credere questo sito "pensieri e commenti su Rimini sud"... uno fra tanti]

... ve lo ricordate questo post di Beppe 17 Giugno 2005 Illegalità legalizzata

... e questo 11 Novembre 2006 Italia mannara

Allora sono questi i modelli urbanistici e sociali di riferimento???

Ma perché non demoliamo e poi ricostruiamo rimini e dintorni ???

E tutte le città simili a rimini???

Del tipo demoliamo tutti gli alberghi in prima linea e ridisegniamo la battigia, la spiaggia le dune eccetera,
azzeriamo lo sfruttamento degli stagionali negli alberghetti nelle pensioni negli albergoni e così via ...

riconvertiamo le discoteche e i pub in centri sociali autogestiti ...

trasformiamo i ristoranti e le pizzerie in centri di accoglienza per immigrati e clandestini ...

clicca su GLOBAL PROJECT
svuotiamo il grattacielo e facciamo un enorme parcheggio in verticale ....

vietiamo l'uso delle auto in tutto l'asse dell'adriatica da Riccione a Lido degli estensi consentendo solo l'uso di risciò e biciclette ....

eccetera ... perché le nostre città sono ormai tutte diventate invisibili e invivibili ... dai bambini (Le città invisibili dei bambini) ...

Il problema non è solo della costa romagnola ... ma riguarda tutte le coste d'italia ... con accenti e accidenti diversi (la costa romagnola è cementificata e condonata ... quella pugliese è cementificata e abusiva ... che stranezza!!!) e che riguarda tutti gli agli agglomerati urbani "temporanei" (dalla capitale del turismo estivo alle periferie dormitorio ... la temporaneità di entrambe non può essere messa in discussione) che subiscono un degrado sociale e culturale maggiore che in città più equilibrate.

... ri-progettare l'urbanistica sociale delle nostre città non più a misura d'uomo

... esiste un dibattito su questo argomento che coinvolge non solo urbanisti e politici ma anche cittadini comuni ... attraverso un modello di urbanistica partecipata!

Vedere per credere ...
- Urbanistica partecipata
- A proposito di urbanistica partecipata ...
- La pianificazione partecipativa: teorie e tecniche
- Emilia Romagna: al via l'urbanistica partecipata
- la città che cambia
- Urbanistica partecipata, la città a misura di chi ci abita
- Grottammare, l'altra città possibile (trailer)
[clicca sull'immagine]












non ultimo un progetto che non ha nulla a che fare con l'urbanistica in modo diretto ma con la cultura della memoria delle nostre città e guarda caso un progetto che ha sede proprio a Riccione ...
- La città invisibile
[clicca sull'immagine]













.... continua ....

domenica 13 gennaio 2008

Il dr Alberto Silvestri oggi ci ha lasciato ...

Il dr Alberto Silvestri oggi ci ha lasciato ... la cosa migliore che posso fare per ricordarlo ... è linkare alcuni suoi interventi trovati in rete ... ciao Albero Silvestri!!!

Un incontro con il dott. Alberto Silvestri, che ha vissuto i cambiamenti della veterinaria italiana
Giovanni Comino

Fare un’intervista al Dott. Alberto Silvestri è come cimentarsi in un quadro d’autore.
Nato a Lanusei (NU) il 29/09/1924 , il Dott. Silvestri è un veterinario DOC: Veterinario Condotto, Veterinario Capo del Comune di Forlì, Responsabile dei Servizi Veterinari dell’USL 38 di Forlì, autore di ben 22 libri su zootecnia, zoologia, fauna e ambiente, fondatore della Pro Natura Forlì (poi trasformatasi in Federnatura), docente per dieci anni presso la Scuola di Specializzazione in Diritto e Legislazione Veterinaria, membro di commissioni ministeriali, presente ed attivo ai principali congressi ed incontri legati al mondo veterinario ed ambientalista e così via. L’elenco è assolutamente incompleto.
Eppure, nonostante questo curriculum, il collega Silvestri conserva, con la dignità e l’amore che caratterizzano i veri amanti della natura, due splendidi sentimenti di rispetto quasi religioso: quello per la professione veterinaria e per il suo ruolo nella società e quello per l’ambiente nel quale vive e convive il mondo animale e vegetale.
Il colloquio con Lui è un momento di serenità, all’insegna di gusti semplici e genuini: quando tratta gli argomenti a Lui cari, il Dott. Silvestri entra nell’argomento in punta di piedi, con rispetto, convinto che prima di parlare, occorre sempre osservare, ascoltare e riflettere.


Dott. Silvestri, lei per ragioni anagrafiche, ha “attraversato” tutti i mutamenti principali avvenuti nella professione e nelle Istituzioni veterinarie della seconda metà del XX secolo. Che cosa vuole sottolineare, in senso positivo e negativo, dei cambiamenti?

Ringrazio per l’opportunità che mi viene offerta ed entro nel merito ricordando, in premessa, il ruolo svolto da questa rivista voluta nel 1946 dalla “Federazione piemontese delle Associazioni provinciali veterinarie".
Nell'intera raccolta c'è la veterinaria italiana tra cronaca e storia nella seconda metà del Novecento.
Dopo gli anni immediatamente seguenti la fine della seconda guerra mondiale, che videro i veterinari impegnati nella cura della sterilità bovina finalizzata alla ricostituzione del patrimonio zootecnico nazionale decimato dalla guerra, il primo cambiamento rilevante fu apportato al servizio pubblico dal D.P.R. 11.2.1961 n. 264 che istituzionalizzava l'ufficio veterinario comunale.
Sino ad allora i veterinari comunali dipendevano gerarchicamente dall’ufficiale sanitario (medico, a capo dell’Ufficio d'igiene).
Si trattò dell'autonomia acquisita dalla categoria.
Il decreto prevedeva anche la figura del veterinario comunale capo con la qualifica di ufficiale di governo, equiparato all’ufficiale sanitario.
Quel decreto contemporaneamente elevò il servizio veterinario, nelle grandi città ed in particolare nei comuni capoluoghi di provincia, al rango di Divisione ponendolo sullo stesso piano di tutti gli altri servizi del comune. Fu un evento storico, purtroppo limitato ad alcune realtà regionali.
Un altro cambiamento in senso positivo è la posizione del servizio veterinario nell'organizzazione sanitaria nazionale (Legge 23/12/1978 n. 833) che tuttavia influisce, sotto certi aspetti, negativamente sull'efficienza del servizio nel suo complesso, allontanandolo dalla realtà operativa del territorio.


Cinquant'anni di ricerche di campagna e difesa della natura

Alberto Silvestri ha dedicato agli animali e all'ambiente gran parte della sua esistenza. Veterinario condotto nell'alto crinale dell'Appennino negli anni del dopoguerra e del miracolo economico, successivamente ha svolto mansioni pubbliche come capo responsabile dei servizi veterinari dell'Usl 38 di Forlì.
Già docente per molti anni presso la Scuola di specializzazione in Diritto e Legislazione Veterinaria della Facoltà di medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Milano è l'esponente, forse il più avanzato, della categoria dei medici veterinari nel mondo degli ambientalisti.
Per quattro anni vicepresidente e poi, dal 1979 al 1985, presidente della Federazione Nazionale Pro Natura, è stato per la stessa associazione direttore dell'Ufficio studi faunistici e venatori per un quindicennio. Ha occupato incarichi a livello nazionale e comunitario.

Criminalità, quando la percezione diventa reale

Avevo evidenziato, nel post intitolato "sullo stato della sicurezza", come la percezione di insicurezza fosse influenzata dai comportamenti che i media adottano per vendere di più affidandosi alla teoria delle 3 esse (sesso, sangue ...) e come le coscienze della gente comune fossero condizionate da una disinformazione "istituzionalizzata" e asservita ai "poteri forti di turno".
Oggi il mitico Ilvo Diamanti nella rubrica domenicale "mappe" del quotidiano "la Repubblica" entra nel merito della questione ... così lo copio e incollo di seguito ... vale la pena riflettere sul problema senza far candere nell'oblio e nel dimenticatoio il tema della INFORMAZIONE nel nostro Paese ... nodo cruciale di sviluppo socio-culturale della collettività ... ricordo che in ambiente aziendale ... per quelle imprese che della comunicazione fanno il loro prodotto di punta per vendere prodotti non essenziali ... lo slogan era ... CHI COMUNICA GUIDA!!! ... come dire ... "il potere logora chi non c'è l'ha" di andreottiana memoria ...

MAPPE
Criminalità, quando
la percezione diventa reale
di ILVO DIAMANTI

Criminalità, quando
la percezione diventa reale

LA COMMISSIONE affari istituzionali, presieduta da Luciano Violante, nei giorni scorsi ha invitato i direttori delle testate giornalistiche e delle reti televisive nazionali a spiegare perché la paura della criminalità continui a crescere mentre il fenomeno tende a ridimensionarsi.

Implicita - e neanche troppo - l'idea che la principale responsabile sia l'informazione televisiva. L'iniziativa ha provocato, da parte dei direttori e dei dirigenti radiotelevisivi, reazioni irritate. Largamente comprensibili e, a nostro avviso, giustificate. Tuttavia, la questione è sicuramente importante. E merita di essere affrontata, una volta di più.

Partendo dal problema di base: il divario fra i dati e le percezioni. Esiste davvero? A nostro avviso sì. L'abbiamo sostenuto altre volte e lo ribadiamo in questa sede. Anche se le statistiche variano, in base alla fonte e al dato rilevato. Si tratti del ministero dell'Interno, dell'Istat, di Eures-Ansa, delle autorità giudiziarie oppure, direttamente, delle Forze dell'ordine.

Comunque, negli ultimi quindici anni il numero dei reati, nell'insieme, non è cambiato. Semmai, in alcuni casi, particolarmente significativi, è calato. Dal 1991 al 2006, gli omicidi volontari si sono ridotti a un terzo (ministero dell'Interno): da 3,3 a 1,1 per 100mila abitanti. I furti in abitazione sono passati dallo 3,6 a 2,4 per mille abitanti. Gli scippi da 1,3 a 0,4 per mille abitanti. Sono cresciute, invece, le rapine: da 0,7 a 0,9 per 1000 abitanti. La percezione della minaccia criminale, invece, negli ultimi dieci anni è cresciuta in modo prepotente.

Nel 1997, l'Osservatorio Ispo (curato da Renato Mannheimer) faceva emergere come il 16% degli italiani indicasse la "criminalità" fra i due problemi più urgenti da affrontare. Due anni dopo, la quota di persone che riteneva urgente lo stesso problema raddoppiava: 35%. Più o meno la stessa percentuale rilevata nel 2002 (in una lista di temi un po' diversa) da Demos. La cui indagine più recente (novembre 2007) pone la "criminalità" al primo posto fra le preoccupazioni degli italiani (40%).

Aggiungiamo che questa tendenza non è specificamente italiana, ma da noi risulta più acuta che altrove. Nell'indagine di Eurobarometro, condotta nello scorso autunno, la criminalità è considerata un problema prioritario dal 24% della popolazione, nell'insieme dei 27 Paesi della Ue; un dato stabile rispetto alla rilevazione primaverile. In Italia la stessa preoccupazione è, invece, denunciata dal 33% dei cittadini. Cinque punti percentuali in più rispetto al precedente sondaggio.

Il divario fra la misura e la percezione della criminalità, a nostro avviso, esiste. Ma spiegare l'insicurezza come un prodotto dell'informazione televisiva è sicuramente sbagliato.

1. In primo luogo, si tratta di una lettura riduttiva, fondata su termini e concetti che, negli ultimi anni, hanno cambiato significato, in modo profondo. Per quel che riguarda il fenomeno della "criminalità", le comparazioni con il passato sono improprie (lo ha notato, di recente, Nando Pagnoncelli). Trascurano il peso, dominante, dei reati che minacciano l'intimità, il domicilio, l'incolumità delle persone. Riassunti nelle definizioni di "microcriminalità" o di criminalità "comune". Ma per la gente "comune" questi reati, commessi negli ambienti di vita quotidiana, costituiscono, la vera "macro-criminalità". Gli stessi omicidi volontari (dimezzati dal 1990 al 2005: da 1695 a 601: Rapporto Eures-Ansa, 2006), d'altronde, avvengono soprattutto nella cerchia familiare e amicale (40%). Il senso di insicurezza è, quindi, cresciuto perché i reati di gran lunga più diffusi ci insidiano direttamente, da vicino. Personalmente. Noi, la nostra casa, i nostri cari.

2. Anche per quel che riguarda le responsabilità dell'informazione televisiva, occorre precisare. Di certo, la televisione è, oggi, il primo e principale mezzo di informazione. L'87% degli italiani afferma di seguire, ogni giorno, le notizie in tivù (Demos-coop, novembre 2007). Tuttavia, lo spazio dedicato dai telegiornali alla "nera" è limitato. Si va dal 2-3% del tempo complessivo, nel 2007, su Tg1, Tg3 e Tg4, fino al 4-5% sul Tg2 e su Studio Aperto (dati Geca Italia). Una frazione troppo piccola per incolparli di aver distorto la percezione degli italiani. E', semmai, utile allargare il campo all'intero sistema della comunicazione. Per quel che riguarda la televisione: ai rotocalchi di approfondimento, ai programmi che miscelano informazione e intrattenimento, alle trasmissioni popolari del pomeriggio e del mattino. E' qui che i delitti di vita quotidiana occupano maggiore spazio. Al punto da divenire sequel di successo.

Inoltre, non dobbiamo trascurare gli altri media. I quotidiani e i settimanali. Non solo perché si rivolgono a un settore particolarmente informato. Ma perché, da quando si è affermata l'informazione su Internet, intervengono sui fatti, in tempo reale. Perché, inoltre, i giornalisti televisivi impostano i notiziari incalzati (e influenzati) dalle edizioni on-line dei quotidiani e dai tg delle reti satellitari (Sky e Rai-News 24, in primo luogo).

3. Tuttavia, ricondurre lo scarto fra realtà ed emozione al ruolo (e alle responsabilità) dell'informazione significa ignorare almeno altri due "colpevoli". Altrettanto significativi. Il primo è il cambiamento del paesaggio urbano e sociale. Il rarefarsi delle reti di solidarietà, dei contatti personali, della fiducia. Le risorse che rendevano più "sicuro" il mondo intorno a noi. Ne abbiamo parlato altre volte: quando non conosciamo chi abita intorno a noi, viviamo chiusi in casa, blindati (porte, finestre, mura), armati, difesi da cani da guardia che ci separano dagli altri; quando il territorio circostante diventa inguardabile e inospitale.

Allora, è difficile non sentirsi inquieti, impauriti. Sperduti. Allora i media diventano sempre più importanti, perché costituiscono il principale, spesso unico canale di relazione con il mondo. E trasferiscono in casa nostra il mondo, con i suoi molteplici motivi di tensione e di paura.

Il secondo "colpevole" è l'ambiente che, nei giorni scorsi, ha "chiamato a rapporto" l'informazione radiotelevisiva: la classe politica. Perché, da un lato, usa la sicurezza e l'insicurezza come armi improprie, per catturare consensi. Alimentando e usando le paure come bandiere e, spesso, come clave. Mentre, dall'altro, non è estranea al sistema mediatico. Al contrario. I politici: sui media, li incontri ovunque.

Soprattutto in tivù. Quando si discute di immigrazione e del costo della vita. Quando irrompono i rifiuti di Napoli. Ma anche nella saga infinita dei delitti "di fuori porta". A Cogne, Garlasco, Erba, Perugia. I politici: pronti a tutto pur di conquistare qualche minuto sugli schermi. Basterebbe chiedere ai direttori delle testate radiotelevisive (giornalistiche e non) quante telefonate ricevano, ogni giorno, da politici (destra o sinistra, non c'è differenza) bramosi di esternare i loro sentimenti e le loro opinioni sui fatti del giorno. In altri termini: di apparire.

Dietro allo scarto fra le misure e la percezione dell'insicurezza, quindi, non ci sono i tg o la tivù in sé. Ma il diverso rapporto fra comunicazione, informazione e vita quotidiana. Che è divenuto diretto e immediato. Le informazioni fluiscono in tempo reale e raggiungono le persone in ogni momento. Per cui, viviamo in un eterno presente. Gli eventi fluiscono, senza soluzione di continuità. Qualcuno sovrasta gli altri. Per una settimana, un giorno, magari un solo minuto.

Il ruolo di chi fa informazione, nel mondo dell'iperinformazione, per questo, è determinante. Nella babele di notizie, che fluiscono senza sosta, i media fissano il punto su cui si concentra l'attenzione di tutti. Come una torcia nella notte - ha suggerito Zygmunt Bauman - illuminano un fatto, un evento, una persona. Assecondati, anzi, sollecitati dal sistema politico, che da tempo ha sostituito la partecipazione con la comunicazione. E ha bisogno di dare un volto, un'identità, un nome all'incertezza incerta che alita nell'aria. E inquieta tutti. Certo, la realtà conta, ci mancherebbe. Ma, per "imporsi", deve bucare la notte.

Incendiare il buio. Altrimenti la notte, dopo un po', cala di nuovo e inghiotte tutto e tutti. E' questo il pericolo da evitare: che la "percezione" sia l'unico "fatto" significativo. Come ha rammentato Ezio Mauro, nel suo viaggio a Torino, intorno alla Thyssen. Dove ha incontrato gli operai. Invisibili, da tempo. Per diventare visibili hanno dovuto bruciare. In sette. Come torce. Ora che si sono "spenti", c'è il rischio che il buio li inghiotta di nuovo.

(13 gennaio 2008)

venerdì 11 gennaio 2008

sullo stato della sicurezza in Italia ... BRAVO VIOLANTE

sullo stato della sicurezza in Italia ... sembra che si sia acceso un dibattito "feroce" sul Rapporto sullo stato della sicurezza in Italia"

Ho letto diverse agenzie in merito alle AUDIZIONI SULLO STATO DELLA SICUREZZA IN ITALIA della I Commissione Affari costituzionali ...
«... Nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza in Italia, sugli indirizzi della politica della sicurezza dei cittadini e sull'organizzazione e il funzionamento delle forze di polizia, si sono svolte le audizioni di esperti della comunicazione, di direttori di TG, direttori di rete e del presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, sul tema del rapporto tra informazione e percezione della sicurezza da parte dei cittadini.»

Nel merito c'è stato un intervento di Luciano Violante ... che riporto per dovere di informazione ...
SICUREZZA:VIOLANTE, ANCHE STAMPA ITALIANA CRITICA SISTEMA TV
POL S0A QBXB SICUREZZA:VIOLANTE, ANCHE STAMPA ITALIANA CRITICA SISTEMA TV (ANSA) - ROMA, 10 GEN - Anche nel XXV Congresso Nazionale della Stampa Italiana si è criticato il sistema televisivo, che fa delle tre 'SSS': sesso, sangue e soldi, l'elemento dominante dell'informazione. A ricordarlo è il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Luciano Violante, oggi al centro delle polemiche per aver convocato i direttori dei tg sul tema «Informazione-sicurezza». Nel documento, approvato per acclamazione al XXV Congresso Nazionale della Stampa Italiana, riunito a Castellaneta Marina dal 26 al 30 novembre scorso, si propone infatti una moratoria «dei dati d'ascolto dei tg scomposti minuto per minuto», proprio per togliere ad editori e direttori «l'arma impropria delle curve di ascolto consultate ogni mattina come un oracolo per decidere se raccontare l'efferato delitto o la repressione in Birmania, il gossip o l'emergenza delle morti bianche sul lavoro». Sempre in questo documento si legge quindi che «le tre 'SSS', sesso, sangue e soldi, sono tornate con prepotenza a dominare l'informazione televisiva che, ancora una volta, in nome degli ascolti, la 'macellerià e il gossip, hanno occupato l'apertura dei tg, con uno-due inviati mandati per settimana a seguire e inseguire voci, emozioni e indiscrezioni». Mentre «ci sono inviati che non riescono a partire per fare inchieste perchè 'costano troppò». Luciano Violante quindi non capisce la polemica che si è scatenata in seguito alla convocazione dei direttori dei tg per capire se davvero l'informazione contribuisce a creare il senso di insicurezza nei cittadini. Anzi, spiega che, proprio per non fare errori nel redigere l'indagine conoscitiva promossa dalla sua commissione sullo stato della sicurezza in Italia, era stato deciso «all'unanimità» di sentire gli esperti della comunicazione. «Essendoci stato segnalato il peso dell'informazione tv sulla cronaca nera come capace di accrescere il senso di insicurezza - spiega Violante - prima di scrivere la nostra relazione sull'indagine conoscitiva, abbiamo voluto sentire i più importanti operatori televisivi per farci dare sufficienti elementi per comprendere come il meccanismo stesso dell'informazione tv, in un paese democratico e pluralista esposto alla competizione tra i vari soggetti, comporti l'esaltazione di notizie di cronaca nera». «Il peso di questo tipo di informazione per l'opinione pubblica - prosegue il deputato del Pd - emerge anche dalla constatazione che i regimi totalitari impediscono proprio la diffusione di notizie che riguardano il crimine». «Piuttosto - conclude l'ex presidente della Camera - ha colpito tutti il fatto che il XXV Congresso Nazionale della Stampa Italiana abbia criticato il sistema televisivo» colpevole di gonfiare i fatti di cronaca per una questione di auditel. (ANSA). BSA/ARS 10-GEN-08 18:56 NNN

Le reazioni non sono mancate (vedi .... varie di agenzie stampa) e ... quelli della tolleranza zero hanno come al solito sparato a zero ... una prima risposta a questo "casino" in tema di vero o presunta sicurezza sociale in italia che viene fomentata da una politica reazionaria la trovo nel sito della sinistrasociale.it pubblicato on Gennaio 11, 2008 BRAVO VIOLANTE

giovedì 10 gennaio 2008

V Day 25 Aprile la Liberazione


Il 25 Aprile è la data convenzionalmente scelta per ricordare la Liberazione d'Italia.
L'esito della lotta partigiana e della Resistenza, che ha avuto inizio nel settembre del 1943, è culminato con l?insurrezione popolare proclamata dal Comitato di Liberazione Nazionale.

Il decreto legislativo del 22 aprile 1946, numero 185, all'art. 1 recita: «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato Festa Nazionale». Nell'articolo 1 si parla espressamente di "Anniversario della Liberazione" e di "Festa Nazionale".

Per quanto riguarda il percorso compiuto dal 25 Aprile, per diventare una vera e propria festività, occorre prima di tutto citare Ivanoe BONOMI, Presidente del Consiglio nel 1944-1945 (CLN).
Nella seduta del Consiglio dei Ministri del 25 aprile 1945 il Presidente Bonomi, nonché Ministro degli Interni e ad interim per l'Africa occupata, in occasione della liberazione del Nord Italia rivolge questo messaggio alle truppe combattenti:
«Il Consiglio dei Ministri, adunato mentre stanno per crollare gli ultimi resti della dominazione fascista sostenuta dalle baionette tedesche, saluta gli eserciti vittoriosi che hanno varcato il Po e che vibrano l?estremo colpo al nemico in ritirata. Il Consiglio è lieto di constatare che tra le truppe che marciano alla liberazione del territorio nazionale sono le bandiere e gli animi degli italiani che hanno preso spontaneamente il loro posto naturale nel grande campo di battaglia in cui si è trasformato, per follia degli uomini, il mondo civile».
In questo modo l'Italia liberata saluta i suoi liberatori: essi non comprendono soltanto le truppe dell'esercito e gli alleati, ma anche e soprattutto tutti gli uomini che hanno operato attivamente nella Resistenza italiana.


Un'inversione di tendenza si ha però nel '48: è questo l'anno in cui per l'ultima volta il 25 aprile viene proclamato giorno di Festa nazionale.
Nella seduta del Senato della Repubblica del 17 settembre 1948, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi e in concerto con i Ministri del Tesoro Giuseppe Pella e del Lavoro e della Previdenza sociale Amintore Fanfani, viene presentato in Senato il disegno di legge n. 75, che serve a «stabilire il nuovo elenco delle ricorrenze festive».
L'inserimento del 25 aprile tra i giorni festivi e non più, così com'era accaduto per gli anni precedenti, tra le festività nazionali, diventa il nodo cruciale sia nel dibattito parlamentare che nelle reazioni degli ex partigiani; essi reagiscono vivacemente perché dietro questa nuova scelta politica intuiscono il tentativo di ridimensionare il valore della Resistenza. Tuttavia, da questo momento in avanti, soltanto il 2 giugno assumerà l'appellativo di Festa nazionale.
Vengono quindi definite e chiarite le principali festività:
FESTE NAZIONALI: inizialmente è prevista una sola Festa nazionale:
il 2 giugno;
GIORNI FESTIVI: comprendono tutte le domeniche, il primo giorno dell'anno, il 25 aprile, il Lunedì di Pasqua, il 1° maggio, il 4 novembre, il Natale, ecc.;
SOLENNITA' CIVILI: concernono il 4 ottobre, dedicato a S. Francesco e a S. Caterina da Siena, Patroni d'Italia.
Il 22 settembre 1948, al Senato della Repubblica, nella riunione della I Commissione degli Affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, l'onorevole Piero Montagnani, senatore per il PCI nella circoscrizione di Milano, afferma di concordare con il progetto del governo circa il mantenimento della distinzione tra feste nazionali, giorni festivi a tutti gli effetti civili e solennità civili. Tuttavia ritiene che sarebbe opportuno includere il 25 aprile (anniversario della Liberazione) non già tra i giorni festivi, bensì tra le feste nazionali, essendo questa la data che ha condizionato e creato i presupposti di tutto il successivo evolversi della vita democratica italiana.
L'onorevole Piero Montagnani, nella riunione del 30 settembre della stessa commissione, ritorna sul problema ed osserva inoltre che:
«l'art. 1 del disegno di legge prevede una festa nazionale e, precisamente, il 2 giugno, festa della Repubblica. In linea subordinata e qualora si volesse accedere al principio della pluralità delle feste nazionali, riterrebbe indispensabile includervi anche il 25 aprile, anniversario della Liberazione, poiché questo giorno rappresenta il punto di arrivo della ultraventennale lotta del popolo italiano contro la dittatura fascista ed al tempo stesso il punto di partenza di tutta la successiva storia d'Italia, che ha reso possibile l'evento del 2 giugno. D'altra parte l'inserire il 25 aprile nella categoria dei giorni festivi, a tutti gli effetti civili, potrebbe assumere l'aspetto di una diminuzione dell'importanza di tale ricorrenza, in quanto per gli anni 1946 e 1947 fu dichiarata Festa Nazionale».
E' la legge del 27 maggio 1949 n. 260 che mette ordine in questa complessa e conflittuale materia. L'unica Festa nazionale è quella del 2 giugno, mentre il 25 aprile viene inserito tra i giorni festivi con obbligo (art. 4) da parte delle autorità competenti dell'imbandieramento degli edifici pubblici. È un segnale preciso dei nuovi equilibri che si sono generati tra le forze politiche all'indomani delle elezioni politiche del 1948.

mercoledì 2 gennaio 2008

Merda di Ascanio Celestini

da Merda di Ascanio Celestini

....Ci sono persone che vivono in case di merda, costruite in quartieri di merda, abitazioni che lasciano la mattina per fare lavori di merda, alle dipendenze di padroni di merda, per molti la vita stessa è una vita di merda.

E tutta questa merda è in balia degli eventi, così l'ho raccolta e ne ho fatto un prodotto tutelato. Oggi la merda ha un marchio e io sono il padrone, forse avrete fatto caso che già da tempo abbiamo incominciato a sostituire numerosi oggetti, concetti,realtà con realtà, concetti e oggetti di merda. Vi ricordate com'era la scuola qualche anno fa? Beh adesso è diventata una scuola di merda! Vi ricordate com'erano gli ospedali? Beh oggi sono ospedali di merda!

Io sono un industriale di merda, io produco merda, io distribuisco merda, vendo merda al dettaglio e all'ingrosso. La merda da me prodotta è ovunque, tra pochissimo tempo sarà indispensabile come è ora il petrolio, e come il petrolio incomincerò a produrne sempre di meno, e ad applicare restrizioni e controlli in maniera da far salire il prezzo, 50, 60, 70, 80 , 100 dollari per un barile di merda. Servirà sempre più merda per fare prodotti di merda da trasportare su strade di merda, con automobili, camion, aeroplani di merda, che producono un aria di merda. Finanzieri e politici di merda gestiranno banche e assicurazioni di merda,con le quali la gente perderà capitali e dignità. Il contribuente affogherà nei propri debiti, sarà con la merda fino al collo e tutto ciò accadrà nel sofisticato silenzio della confusione mediatica.

Ci sarà un momento che qualcuno dovrà fermarci, ma non lo farà! Non lo faranno gli intellettuali che parlano un linguaggio di merda, né i giornalisti pagati da editori di merda per scrivere su giornali di merda. La merda sarà ovunque e sarà indispensabile per fare ogni cosa. Allora noi chiuderemo il rubinetto, sarà complicato, perché la merda a differenza del petrolio è inesauribile e prodotta da tutti.

Ovviamente la chiesa sarà al nostro fianco, una schiera di sacerdoti, stregoni,dai maggiori monoteismi ai più piccoli animismi, e superstizioni di carattere etnico religioso saranno con noi. Parleranno ai poveri, li convinceranno ad indossare cinture di stiticità, mutande blindate che occludono l'ano, convinceranno i poveri a non cagare, come li hanno convinti a non farsi le pippe, diranno chi caga diventa cieco! Col tempo la razza si evolverà e continueranno a cagare soltanto i ricchi.

Chi continuerà a detenere il potere della defecazione, diventerà la nuova aristocrazia, una classe che avrà nel proprio stesso corpo una zecca inesauribile. Produrrà capitale ogni mattina dopo il caffè e la sigaretta, saranno i nuovi nobili e come nel passato si distingueranno per una precisa peculiarità, naturale e organica,una volta era il sangue blù, da quel momento sarà la merda! I poveri invece non avranno accesso a questo prezioso capitale, i poveri nasceranno senza culo. Io ricordo una vecchia battuta diceva: "la vita è come la scaletta delle galline,corta corta e piena di merda"! E allora io vi annuncio, che anche io ho fondato un nuovo partito e quella scaletta sarà la nostra bandiera il nostro simbolo, quelle galline cagone saranno il mio staff elettorale,la futura classe dirigente!

Sessant'anni di forte Costituzione

Sessant'anni di forte Costituzione

di Donatella Stasio


L'attualità di una Costituzione si misura con la capacità del suo Paese di non disperdere il patrimonio di idee e di valori che essa racchiude, e di saperlo tramandare di generazione in generazione. A 60 anni dalla sua nascita, la Costituzione italiana può vantare persino qualcosa di più: la vittoria dell'Italia all'Onu sulla moratoria della pena di morte. [leggi l'articolo]

leggi La Costituzione della Repubblica Italiana

dalla Costituzione Europea
PARTE II
CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL'UNIONE
Articolo II-70: Libertà di pensiero, di coscienza e di religione
1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto
include la libertà di cambiare religione o convinzione, così come la libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti.
....
Articolo II-81: Non discriminazione
1. E' vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.

2. Nell'ambito d'applicazione della Costituzione e fatte salve disposizioni specifiche in essa contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità.

Articolo II-82: Diversità culturale, religiosa e linguistica
L'Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica.