Quando la burocrazia strangola il diritto
In ogni atto di interesse pubblico il rispetto delle regole adottate è condizione fondamentale di imparzialità.
Così, è successo che un concorso pubblico di progettazione architettonica è stato recentemente “annullato” dalla commissione incaricata adducendo come motivazione “la difformità di tutti i plichi e di tutte le buste perché ritenute non conformi alle prescrizioni del bando emanato”!
Una vicenda questa che ruota curiosamente attorno agli stringenti concetti di “plico” e “busta” e alle formali dimensioni dei cosiddetti “formato A3 e A4″.
Vediamone i dettagli:
• Il disciplinare di gara recita che, “a pena di esclusione”, il “plico principale contenenti le domande di partecipazione e le idee progettuali” dovrà essere in “formato A3 di carta bianca”.
Lo standard internazionale ISO 216 definisce i formati dei fogli di carta, per cui, il cosiddetto “A3″ misura 297 × 420 mm mentre il formato “A4″ misura 210 × 297 mm.
• Sempre il disciplinare di gara, al paragrafo successivo, recita che il plico, a pena di esclusione, dovrà contenere al suo interno:
1. una busta bianca opaca formato A4 recante la dicitura esterna non scritta a mano: “DOCUMENTAZIONE AMMINISTRATIVA”;
2. una busta bianca formato A3 opaca recante la dicitura esterna non scritta a mano: “ELABORATI PROGETTUALI”, opportunamente sigillate con ceralacca o con altro mezzo idoneo a garantirne la segretezza.
Occorre a questo punto precisare che gran parte dei bandi pubblici contengono lo stesso tipo di descrizione per i formati delle buste, ne è un esempio un bando del Ministero dell’Interno del 16 luglio del 2010 che recita: «… plico consistente in una busta in formato A3, contenente n. 2 distinte buste, a loro volta chiuse e sigillate: una in formato A4 ed una in formato A3».
C’è da chiedersi se la dicitura di “plico e buste in formato A4 e A3″ sia riferita a modelli correnti e in comune commercio o se invece sia solo una forma convenzionale per definire il formato dei contenuti!
Ci soccorre un bando di concorso della Fondazione dellʼOrdine degli Ingegneri della Provincia di Torino del 17 febbraio 2011 che riporta: «… Il plico dovrà contenere 2 buste … Allʼinterno della busta A dovranno essere inserite le tavole contenenti gli elaborati di progetto stampati su carta in formato A4 o A3»; alla descrizione delle buste si specifica «il formato C4 (22,9 x 32,4 cm) destinato a contenere il formato A4 intero» con un preciso riferimento agli standard internazionali.
In precedenza abbiamo visto che l’ISO 216 definisce i formati dei fogli di carta mentre, lo standard internazionale ISO 269 definisce i formati delle buste atte a contenere i relativi formati dei fogli di carta. Scopriamo così che non esistono buste in formato A3 e A4 ma sono “standardizzate” buste in formato C3 (324 × 458 mm) per i fogli A3 (297 × 420 mm) e buste in formato C4 (229 × 324 mm) per i fogli A4 (210 × 297 mm).
Quindi, buste che svolgono la loro funzione di “contenitori” con dimensioni ovviamente maggiori (2/3 cm in più) rispetto a quelle dei loro “contenuti“.
Infatti, nel nostro caso in questione il bando indica con precisione i formati dei “contenuti”:
- gli “elaborati progettuali” costituiti da “planivolumetrici in formato A2 (ndr: 420 × 594 mm ), ripiegato in due a metà” (ndr: formato A3) e, “una relazione illustrativa in formato A3“;
- la “documentazione amministrativa (allegati Modulo 1, 2 e 3 in formato A4)”.
Nella pratica è successo che il 4 luglio scorso, in seduta pubblica, la commissione incaricata ha esaminato i 18 plichi principali ed ha “rilevato che alcuni dei plichi pervenuti … non erano conformi per formato e/o colore a quanto richiesto dal bando e relativo disciplinare .. e pertanto li ha esclusi dalla procedura.”
Di conseguenza 7 studi tecnici hanno ricevuto “entro il giorno 8/07/2011 … idonea comunicazione a mezzo fax” che li informava della loro esclusione dal concorso!
Il 4 agosto scorso si è svolta la seconda seduta pubblica che, in base alle indicazioni del bando, doveva valutare e giudicare gli elaborati grafici e, per esclusioni successive, “nominare” i 3 “aggiudicatari” del concorso.
Al cospetto di una quindicina di persone, in prevalenza donne e tutti presumibilmente tecnici partecipanti al concorso, la commissione, prima di procedere alla attesa valutazione degli elaborati progettuali, ha relazionato sul percorso svolto fino ad allora:
- è stato premesso che “l’interesse dell’Amministrazione Pubblica è quello di recepire e raccogliere il maggior numero di idee progettuali da cui scegliere quella più adatta allo scopo dell’Ente”;
- è stata illustrata la procedura della prima seduta del 4 luglio che attraverso “il criterio della minima tolleranza” ha escluso 7 “plichi” per eccessiva dimensione rispetto agli altri 11 pervenuti;
- in conseguenza, “dai 7 plichi esclusi sono state aperte solo le buste contenente la documentazione amministrativa al fine di individuare i destinatari ai quali inviare la comunicazione di esclusione che è stata recapitata nei termini del bando”;
- il 14 luglio scorso, in riunione non aperta al pubblico, la commissione “ha proceduto all’apertura delle 11 buste contenenti solo gli elaborati progettuali per sottoporli ad una prima valutazione”;
- infine, è stato riferito che nel frattempo (non è stato precisato se prima del 14 luglio o successivamente al 14 luglio e comunque prima del 4 agosto) erano pervenute all’Ente alcune “lettere di sollecitazione” il cui contenuto era tale da “porre la Commissione in condizione di rinviare alla giornata odierna ogni ulteriore accertamento per verificare la rispondenza della procedura sospendendo così le decisioni prese nella riunione pubblica del 4 luglio”.
In conseguenza la Commissione ha comunicato ai presenti che avrebbe proceduto nuovamente alla verifica puntuale di tutte le proposte pervenute ricontrollando le misure di tutti i cosiddetti plichi e delle buste contenute all’interno degli stessi.
A fronte di vibrate proteste dei presenti sulla procedura che “rimette in gioco” anche le proposte già escluse la Commissione ha chiarito che per motivi di “autotutela degli interessi dell’Ente” si sarebbe comunque adottato il criterio della “tolleranza zero” al fine di verificare “a pena esclusione l’esatta rispondenza dei formati A3 e A4″.
Per cui, metro alla mano e fogli di carta in formato A3 e A4 la Commissione ha pubblicamente misurato le dimensioni lineari dei lati di base e altezza di tutte i plichi e di tutte le buste relative annotando con scrupolo ogni millimetro di scarto rispetto agli standard proposti!
Dal pubblico è stato più volte fatto notare che “diversi fogli in formato A3 o A4 per loro stessa natura fisica non possono essere contenuti in un contenitore dello stesso identico formato”.
Occorre precisare che i cosiddetti “plichi”, tranne un singolo caso, erano di fatto buste bianche (in comune commercio) in formato C3 atte a contenere fogli in formato A3 e così per le buste sia degli elaborati progettuali sia quelle della documentazione amministrativa.
In gran parte dei casi alle singole buste erano stati accuratamente ripiegati i bordi esterni per farli dimensionare alle misure lineari dei formati indicati dal bando!
Durante questa pidessequa e monotona misurazione non sono mancate critiche da parte del pubblico presente, che in più occasioni, interloquendo con il presidente della Commissione, ha avanzato dubbi di legittimità procedurale e ha evidenziato come in una fase di crisi economica l’eccesso di burocratizzazione sminuisca sia la professione sia la qualità progettuale a svantaggio degli interessi della comunità.
Al termine della misurazione di tutti i plichi e di tutte le buste si è dovuto constatare che per pochi centimetri di differenza fra busta e busta, in pratica, nessuna proposta rispondeva ai criteri imposti con la logica dei formati cosiddetti A3 e A4.
Di conseguenza la Commissione ha deciso di “escludere tutti, annullando il bando in essere e si impegna ad indire, nel più breve tempo possibile, un nuovo bando che contenga misure più idonee relativamente ai formati dei plichi e delle buste”.
Da parte dei presenti non sono stati esclusi ricorsi alla decisione e si sono aperti molti sospetti su quanto avvenuto.
In primo luogo perché i componenti della Commissione e presumibilmente anche gli Amministratori dell’Ente pubblico sono ora a conoscenza di ben 11 progetti architettonici che se pur anonimi hanno condizionato elementi di valutazione e inoltre, anche se non sono noti gli elaborati grafici dei 7 tecnici esclusi ne conoscono le precise identità.
In conclusione c’è da chiedersi se le lettere di sollecitazione siano realmente tali e se fra gli 11 elaborati ammessi alla seconda selezione del 4 agosto non fosse presente un progetto invece atteso facente parte dei 7 esclusi dalla prima selezione del 4 luglio!
Dubbi e sospetti che in questi tempi di incertezza sociale ed economica non vengono fugati da nessuna giustificazione di “autotutela”!
Come definire quindi l’esito di tutta questa vicenda? Con una dichiarazione altisonante degna del miglior banditore del reame:
In nome dell’autotutela dell’Ente pubblico la progettazione per l’ampliamento di una scuola per la modica cifra di € 546.500,00 è rinviata a data da destinarsi nel disinteresse pubblico.
Pensare che ci eravamo illusi di tanta semplificazione amministrativa!
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